Con un’ennesima giravolta, Matteo Renzi torna alle origini e si dice disposto a rilanciare il centrosinistra. L’abbraccio con Elly Schlein durante la “partita del cuore” e quegli scatti con Giuseppe Conte nello spogliatoio facevano pensare a qualcosa di più rispetto a una semplice condivisione di un’iniziativa benefica.
“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano“.
Antonello Venditti, Alta Marea
L’eterno cantiere del centrosinistra
Matteo Renzi è una figura centrale in questo scenario di perpetuo cantiere. Il suo percorso politico è caratterizzato da una serie di cambiamenti di rotta e strategie spesso imprevedibili: veti e voti è sono tipico esempio della retorica di Renzi. Dopo aver guidato il Partito Democratico e il governo italiano con una visione riformista e modernizzatrice, Renzi ha lasciato il PD per fondare Italia Viva, con l’obiettivo di creare un nuovo centro riformista.
La sua proposta attuale di rientrare nel centrosinistra rappresenta un ulteriore cambiamento di strategia. Renzi si dice disposto a mettere da parte i veti del passato per costruire una coalizione ampia che possa contrastare la destra di Giorgia Meloni. Tuttavia, la sua mossa è accolta con scetticismo e resistenze sia all’interno del PD sia nel Movimento 5 Stelle. I partiti che dovrebbero unirsi in un “Fronte popolare” all’italiana si sono spesso fatti una guerra senza esclusione di colpi, lanciandosi fendenti avvelenati. Renzi questo lo sa bene, lui per primo si è reso protagonista, fino a ieri, di feroci attacchi contro il Pd a guida Elly Schlein, i rossoverdi della coppia Bonelli-Fratoianni e soprattutto contro il “populista” Giuseppe Conte, che mandò a casa togliendogli la fiducia in piena pandemia.
Renzi propone oggi un “contratto di programma alla tedesca” per superare le divisioni interne, cercando di costruire un’alleanza basata su obiettivi comuni piuttosto che su ideologie divergenti. Tuttavia, la sua capacità di aggregare consensi rimane incerta. Nonostante affermi di poter offrire un 4% di voti, i sondaggi lo posizionano sotto il 2%, evidenziando la difficoltà di ritagliarsi un ruolo significativo nel panorama politico attuale. Il leader di Italia Viva sembra però disposto a metterci una pietra sopra dichiarando sul Corriere:
“Non facciamola lunga – spiega l’ex premier – non solo è possibile ma è anche l’unica alternativa per evitare che ci teniamo per lustri Giorgia Meloni con sorelle, cognati e compagnia cantante. La maggioranza è divisa su tutto, dalla politica estera ai vaccini per i bambini. Però sta insieme grazie al potere, perché usa il potere, senza pudore. L’alternativa è semplice: subire o reagire. Per reagire va costruita l’alternativa, dichiarando chiusa la stagione dei veti e mettendo insieme i voti”.
Le posizioni degli altri leader sul cantiere del centrosinistra
Ora bisognerà capire se anche gli altri saranno disposti a digerire.
Possibilista il capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Francesco Boccia: “Elly Schlein – puntualizza – non ha posto mai veti su nessuno e non è disposta a subirne. E questa è la posizione del Partito Democratico, non ci saranno veti per nessuno e nessuno può porne. Abbiamo votato compattamente contro gli ultimi provvedimenti negli ultimi mesi. L’unità ora va praticata, bisogna a vederlo nelle regioni. Andremo al voto in Emilia-Romagna, Umbria e speriamo in Liguria presto: le forze politiche che si rivedono nel progetto unitario dei progressisti devono essere conseguenti”.
Decisamente meno aperto al dialogo il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte. Ancora bruciano le dimissioni delle ex ministre renziane, che con quelle dell’ex sottosegretario Scalfarotto segnarono la fine del suo esecutivo. “Negli ultimi anni Matteo Renzi si è vantato sempre di aver mandato a casa il governo Conte in piena pandemia – ha ricordato il leader pentastellato – mentre oggi dice che Conte è interlocutore privilegiato? Per noi la politica è una cosa seria”.
“Matteo Renzi – scrive Marattin sui social, renziano con un piede ormai fuori dal partito – aveva annunciato un congresso di Italia Viva per fare due cose: scegliere la linea politica tra ‘Margherita 2.0’ e ‘nuovo Terzo Polo’ e, cosa molto meno importante, per scegliere il nuovo presidente nazionale. Poco più di un mese dopo, leggiamo sui giornali che la prospettiva pare essere cambiata: a compiere la scelta più importante dalla nascita di Iv non saranno gli iscritti ma l’Assemblea Nazionale, i cui membri sono tutti nominati da Matteo. Il quale, a differenza di quanto detto pochi giorni fa in un’intervista, la sua scelta a questo punto l’ha fatta: il futuro di Iv è fare il bilanciamento riformista di chi vuole la patrimoniale, uscire dalla Nato, abolire il Jobs Act, ecc., entrando nel campo largo con Conte e Fratoianni”.
Le critiche di Calenda
Durissimo Calenda, che però al momento non sarebbe neanche parte in causa perché Azione è fuori dalla coalizione di centrosinistra, al netto di alleanze locali: “Matteo è intelligente e abile, ma se deve allearsi con i nazisti dell’Illinois o con i marxisti-leninisti, lo fa”.
“Fa ridere”, ha detto ai microfoni di Rtl 102.5, aggiungendo: “Renzi a inizio legislatura diceva di voler fare il partito dei liberaldemocratici, poi faceva votare La Russa nella prima sessione del Senato, poi si proclamava erede di Berlusconi, poi andava con la Bonino e, subito dopo le elezioni, dice che va bene con i 5 Stelle. Questo è il modo di fare politica di Matteo. È una persona intelligente e abile, ma se deve allearsi con i nazisti dell’Illinois o con i marxisti-leninisti, lo fa”.